Trama
Il documentario racconta il commovente viaggio nella memoria storica di Marina, cominciato grazie al ritrovamento fortuito di alcune bobine Pathé Baby girate dal 1931 al 1946 nell’immenso archivio personale del padre della regista.
Questo film nasce da due leve che da sempre ci hanno guidato lungo le strade della nostra ricerca storica e antropologica: prima, la convinzione che sia fondamentale raccogliere la memoria dell’accaduto ma soprattutto versandola nella storia che l’aveva causata; seconda, la ricerca della documentazione fotografica che consente di afferrare gli avvenimenti del passato, studiandola accanitamente fino ai dettagli infinitesimi muniti di lenti di ingrandimento. Rinvenire nell’immenso archivio, in parte inesplorato, di Simone Piperno padre di Marina, di bobine Pathé Baby, alcune decine, girate dal 1931 al 1946, su pellicola invertibile a 9,5mm con perforazione centrale é stato uno shock emotivo esaltante. E una fortissima spinta a conoscerne i segreti.
“Le valigie della Storia” la vede ripercorrere alcune delle tappe salienti della propria carriera produttiva ed infine, dal 2000 ad oggi, quella di testimone, narratrice e attrice, avendo abbracciato i mezzi digitali come lo strumento di più efficace intervento nella realtà che la circonda. Qualcuno ha voluto definirla “la regina del low budget”. Marina Piperno ha cercato e trovato i soldi per i progetti che le piacevano. Ha guadagnato e reinvestito. I film che ha firmato sono i suoi figli. Tra i primo, “16 ottobre 1943”, nomination all’Oscar, e l’attuale “Le valigie della Storia” sono passati 62 anni. Nel libro “Eppure qualcosa ho visto sotto il sole” Marina Piperno li racconta tutti. Quasi. Perché altri progetti vogliono vedere la luce e il mondo, nonostante tutto, va guardato, sorvegliato, raccontato…