Trama
In una città del nord Italia un novantenne viene ricoverato privo di conoscenza. Lunghi
capelli bianchi come neve, nessun vestito nessun documento. In ospedale lavorano
quattro infermieri trentenni che non hanno ancora deciso chi essere.
Una notte il vecchio si risveglia. Trova i quattro infermieri in un una stanza impegnati in
una partita a poker. Sembra uno spettro uscito dalla notte, dice di chiamarsi Carlo,
parla in dialetto.
Non c'è più tempo, domani potrebbe ricadere in coma, si deve partire: in una piazza sul
mare, sotto una piastrella, è seppellito un cofanetto. Dentro c'è una lettera. Sulla lettera
timbrata c'è il francobollo più prezioso che si conosca: il Tre Lire Toscano del primo
gennaio 1860.
In questa notte estiva di promesse e incertezze una vecchia ambulanza abbandonata è
in fuga.
Inizia un viaggio che presto deraglia tra inseguimenti e imprevisti. Attraverso un'Italia
fuori rotta fatta di grandi spazi deserti e piccoli incontri, volti raccontano storie taciute
aspettando qualcuno che le ascolti.
Un viaggio di scoperte e di risposte in compagnia di un uomo che dietro la sua
fragilità nasconde una disperata e insaziabile voglia di vita.
NOTA DI REGIA
Di Andrea Pellizzer
Il mio sogno è sempre stato quello di fare il regista. Per arrivarci, essendo di modeste
origini, ho dovuto lavorare duramente in diversi settori della produzione audiovisiva
finché, insieme ad altri tre soci e amici abbiamo deciso di fondare in un momento di
incoscienza collettiva, una sorta di “factory creativa” basata in una ex-palestra di
danza sgangherata e bellissima, dove siamo riusciti in sei anni a convogliare i nostri
sogni investendo su un gruppo di giovani e validi collaboratori. La nostra prima
produzione indipendente è stata anche la mia opera prima come regista: Tre Lire primo
giorno.
Nello stesso periodo in cui questo gruppo andava formandosi, mia nonna ci lasciò e
mio nonno, rimasto solo nella vecchia cascina di famiglia, fu costretto a spostarsi in
città, nella casa dei miei genitori.
Mio nonno Carlo, un piccolo ed ossuto contadino di novant’anni, che dopo una vita
intera tra campi e galline, improvvisamente si ritrovò vedovo e senza la propria terra, a
riposare in una piccola stanza di un appartamento della periferia milanese .
Temendo che non avrebbe retto al traumatico cambiamento cercai di stimolare la sua
curiosità: avrei realizzato un film dove il nonno potesse interpretare un ruolo da
protagonista.
La promessa fu che avrei cominciato le riprese quando i suoi capelli sarebbero stati
lunghi come quelli di un guerriero Sioux.
Una volta capito che il nonno non scherzava, coinvolgemmo uno sceneggiatore e
strutturammo una storia interamente interpretata dalle persone che ogni giorno
circondano la nostra vita.
Tre lire primo giorno è stata la prima esperienza cinematografica per quasi tutte le
persone che compaiono nei titoli, oltre che l’esperienza più bella della mia vita.